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sexta-feira, 13 de novembro de 2009

CORAZON TZIGANO

Ascoltami Dio, perdonami zio

Ma quelo che canta sono io

E ti do il meglio di cio che é mio

Viene dal cuore vagabondo

Corazon Tzigano che há girato un po’ di mondo

E immaginato il resto, di questo pianeta immacolato ed immondo

Attraverso i suoni ascoltati e suonati, che ogni tanto mi confondo

Che quando il Samba é partito lo sanno tutti,

Anche i piú duri, quelli duri come i muri

Lo sanno anche i muri stessi e i bambini che si ciucciano il dito

Che quando la Rumba corre, il sudore sui tamburi scorre

Lava la gente che balla

Benedisce la vergogna che traballa

E che vacilla, per poi entrare nell’atmosfera che sogna,

E tutto brilla

E quando la festa é finita

E la calma dell’ultimo lento é infinita

Come l’oceano pacifico del profondo della vita,

Figlia Mia, raccogli gli strumenti:

Chitarra, pandero, e metti pure un piano fra le dita

E raccogli infine il mio cuore

Corazon Tzigano che son qua vicino

Ma viaggio lontano,

mi sforzo di ricordarmi dove l’ho lasciato

ma invano,

invano, i n v a n o

...

Ma rimango sano!

Ti riprendo com un jazz in male arnese

Com qualche suono caldo norvegese

Anche se”la mi ma” é svedese

Che tanto ormai sono mezzo portoghese

Intero italiano, tre quarti svedese

E imbevuto di suono:

Cubano, Mozambicano, Angolano, Indiano

Corazon Tzigano, a volte mi sento tre volte umano

Che tanto quello che conta é la creazione

É l’azione improvvisa che crea,

Sull’istante,

Conosce il passato, guarda al futuro ma sta nel presente

Ed é qui che il Corazon Tzigano vi lascia

Nello stato di grazia del tempo che non passa

Ma dá il ritmo

Di chi cerca di starti vicino da lontano

Per sentire il divino

Sia sacro che profano

Questo ti canta un Corazon Tzigano